Foto: Matteo Vellati

Sale l’attesa per conoscere il destino della “stagione dei parchi divertimento” e l‘Associazione Parchi Permanenti ( di cui fanno parte tra gli altri anche Mirabilandia, Leolandia, Zoomarine, Rabinbow Magicland e Cinecittà World) si fa portavoce della difficile situazione in cui versa il settore amusement nel nostro Paese. Il presidente Giuseppe Ira risponde così alle domande riguardo le eventuali riaperture.

Dalle informazioni in suo possesso e dai colloqui avuti con il governo i parchi divertimento potranno aprire in zona gialla o saranno autorizzati solo in zona bianca? 

“Ad oggi non abbiamo ricevuto indicazioni chiare e precise: il Ministro del Turismo Garavaglia, che abbiamo incontrato direttamente in diverse occasioni, ha ribadito la necessità di prevedere una roadmap per le aperture di tutte le attività turistiche, parchi compresi. Considerato che le nostre attività si svolgono all’aperto, con ampi spazi a disposizione e sotto il controllo di personale preposto, ci aspettiamo di poter riaprire anche in zona gialla. I parchi sono luoghi sicuri: contingentiamo gli ingressi per evitare ogni rischio di assembramento e abbiamo predisposto severi protocolli che hanno già ampiamente dimostrato la loro efficacia lo scorso anno.”

Se l’apertura verrà posticipata a giugno e luglio quali ricadute avrà questo in termini occupazionali e di bilancio?

“Lo scorso anno, con apertura a giugno inoltrato e chiusura imprevista a ottobre, il comparto ha registrato un calo dell’80% e la perdita di circa 10.000 posti di lavoro; il 20% dei parchi, inoltre, ha scelto di rinunciare completamente all’apertura e ben cinque realtà imprenditoriali italiane sono passate sotto il controllo di gruppi di investimento stranieri. Per migliorare i risultati nel 2021 abbiamo bisogno di programmazione, perché per la nostra categoria il via libera del governo non si traduce in un’apertura immediata. Per rendere operativo un parco servono in media sei settimane di lavoro, tra manutenzione e preparativi. Lo stesso vale per la chiusura: il blocco inaspettato delle attività a ottobre, a pochi giorni da Halloween, ci è costato il rimborso di 20.000 biglietti già emessi e la perdita di ingenti derrate alimentari.” 

Ritiene che le misure messe in campo lo scorso anno (sanificazione, distanziamento, prenotazione) possano bastare per la stagione 2021 oppure pensa che dovranno essere incrementate (o allentate)? 

“Lo scorso anno i protocolli hanno dimostrato sul campo la loro validità e non c’è notizia di contagi o di focolai all’interno di un parco. Come Associazione Parchi Permanenti Italiani siamo in costante contatto con IAAPA, organizzazione che rappresenta il comparto a livello mondiale, e questo ci permette di essere sempre molto aggiornati sulle procedure messe in atto a livello internazionale.” 

I ristori e sostegni dati al comparto amusement sono ad oggi sufficienti? In caso contrario quali misure vorreste venissero prese?

“Non ci sono stati ristori e sostegni significativi per il nostro comparto, nonostante gli importanti costi fissi, legati al mantenimento delle strutture, degli animali e del verde. Gli unici parchi che hanno ottenuto un minimo ristoro sono quelli che normalmente sono operativi nel mese di aprile: al pari di altre attività hanno potuto calcolare la differenza di fatturato tra aprile 2019 e aprile 2020. Tuttavia, molti operatori del comparto in Italia cominciano la stagione tra maggio e giugno. Tolto questo, siamo stati sistematicamente esclusi da tutti i provvedimenti successivi. Quello che serve maggiormente è una nuova finanza a basso costo e, soprattutto, a lungo termine.” 

Quali parchi risultano (o risulteranno) più penalizzati dalle restrizioni?

“Difficile stabilire una classifica per tipologia: il 2020 ha dimostrato che tutti i parchi sono penalizzati. I faunistici, da un lato, hanno costi fissi molto importanti legati al mantenimento degli animali, gli acquatici, dall’altro, hanno una stagione breve e hanno dovuto fare i conti con alcune normative regionali particolarmente stringenti. L’uso della cuffia per capelli sugli scivoli, ad esempio, ha disincentivato molti clienti. Questa crisi, in assenza di ristori e di finanziamenti agevolati, è molto costosa per le aziende: il rischio è che gli operatori minori non riescano ad affrontarla a lungo. Oltre al lockdown vero e proprio, bisogna considerare gli investimenti in sicurezza e il contingentamento degli ingressi per evitare assembramenti che, di fatto, riduce anche gli incassi.” 

C’è interesse da parte di gruppi o multinazionali estere per l’acquisizione di parchi italiani che verserebbero in situazioni di difficoltà? Se sì ci può dire di più?

“L’interesse c’è ed è molto forte: tra i più attivi ci sono il francese Gruppo Looping e l’inglese Merlin Entertainments. I fondi di investimento si rivolgono a centinaia di realtà di medie dimensioni che giocano un ruolo importante nell’ambito dell’economia del territorio. Nel 2019 i parchi permanenti hanno generato un giro d’affari di 400 milioni di euro e 25.000 posti di lavoro diretti. Cifre che salgono rispettivamente a 1 miliardo di euro e 60.000 occupati considerando l’indotto composto da hotel, ristorazione, merchandising, manutenzione e altre voci collaterali. Sempre nel 2019, i parchi hanno conteggiato 20 milioni di visitatori italiani, 1.5 milioni di visitatori stranieri e 1.1 milioni di pernottamenti in hotel.”

Infine, quando chiedete di riaprire?

“Appena possibile, compatibilmente con l’andamento dei contagi: i bambini, fortemente penalizzati dalle chiusure, non vedono l’ora di tornare a divertirsi nei nostri parchi e noi siamo pronti ad accoglierli in totale sicurezza.”

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